Dopo aver acquisito Beats anni fa, Apple ha rinnovato spesso la linea di cuffie proponendo sia modelli sovraurali e in-ear dedicate a sportivi “fissati” con l’enfatizzazione dei bassi.
Eccole in un confronto con le Airpods Pro da cui ricevono moltissime funzioni: la configurazione tramite un tocco (grazie al processore apt-X che, in questi anni, ha raggiunto le performance dell’H1 di Apple), la cancellazione attiva del rumore, la modalità trasparenza per combinare musica e audio catturato dai microfoni stereo, la compatibilità con Siri.
Subito dopo la configurazione, che richiede semplicemente di aprire la custodia di ricarica e accettare la connessione sul proprio iPhone (o smartphone Android), la “magia” dell’interconnessione tra prodotti Apple si manifesta con un menù per regolare il volume dedicato:
e un Widget batteria con icone personalizzate:
Le differenze con le AirPods Pro sono da ricercare nella mancanza di autoplay/stop, sopperita dai grandi pulsanti sul corpo che si possono premere estraendole dalle orecchie.
Non è stato implementato lo switching tra dispositivi macOS e iOS, almeno al momento del lancio.
Invece, questi auricolari offrono una batteria più durevole: 5 ore di riproduzione contro le 4,5 ore di AirPods Pro con cancellazione del rumore ambientale attiva e 8 ore con questa modalità o quella trasparenza disattivate.
Il case di ricarica, invece, passa da 19 ore a 16 ore di carica aggiuntiva.
Come suonano?
I bassi sono certamente più corposi grazie a driver da 8 mm suddiviso su entrambe le facce dell’elemento vibrante anziché i 3,5 mm offerti da AirPods e concorrenti.
Supportano lo spatial sound e i comandi di Hey Siri, e montano il filtro che aiuta ognuno dei due microfoni a separare la nostra voce dai rumori di fondo.
Il volume è più alto, rispetto alle AirPods Pro. E la distorsione in caso di basse frequenze è minore.
La promessa di Beats di ridurre le dimensioni delle sue acclamate cuffie ma non la potenza, è senz’altro mantenuta.